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E’ la prima volta dalla Riforma protestante del XVI secolo che una comunità così ampia ha maturato il desiderio di tornare in comunione con il Pontefice Romano riconoscendolo come legittimo successore del pescatore della Galilea. La posta in gioco è altissima; trattasi di una comunità di 80 milioni di credenti sparsi in India. Africa, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia che ebbe origini nel 1536 dopo la scomunica di Enrico VIII a causa del suo divorzio da Caterina d’Aragona per sposare Anna Bolena. Un ripensamento, un cammino a ritroso di quattro secoli, da quando i figli di Albione sull’onda del riformismo si staccarono dalla Chiesa Madre di Roma per ora farvi ritorno come nella parabola del Figliol prodigo. Una rivoluzione culturale destinata a cambiare la mentalità laicista figlia della mattanza della tanto decantata rivoluzione giacobina che da Rousseau a Lutero, da Heghel a Marx e Hitler ha fatto da battistrada a tutta una serie di perversa ingegneria sociale. Una sconfessione di una mentalità finora erroneamente dominante che ha sempre considerato i paesi anglosassoni all’avanguardia del progresso perché figli della Riforma, rispetto ad altri paesi incluso il nostro, figli della controriforma. La spaccatura nella chiesa anglicana si è accentuata dal 1988 per la crescente contrapposizione tra la corrente liberal chic ed i fautori della fedeltà alla tradizione evangelica. Uno scontro intorno al sacerdozio femminile, alla nomina del vescovi omosessuali e del riconoscimento delle nozze gay con una liturgia che vuol benedire le nozze tra persone dello stesso sesso. La notizia che ha fatto il giro del mondo, ha subito suscitato degli interrogativi. Come farà
La notizia è stata anticipata recentemente dal Cardinal Levada, prefetto della congregazione della dottrina della fede, che ha illustrato alcuni contenuti dell’iniziativa. I chierici ed i vescovi ex anglicani anche sposati che desiderano abbracciare la fede cattolica, nella fedele obbedienza al papa, saranno canonicamente inquadrati sotto forma di “Ordinariati personali” con le singole conferenze episcopali locali simili agli ordinariati militari già esistenti. Una struttura che consente agli ex anglicani specie quelli operanti nel mondo di cultura anglosassone, di sottostare ad un proprio ordinario e non al vescovo della diocesi. Si tratta quindi di uno “status” d’indipendenza rispetto alla struttura diocesana simile alla Opus Dei per la quale esiste una speciale prelatura per cui i sacerdoti anglicani sposati potranno essere ordinati sacerdoti cattolici. I vescovi sposati potranno diventare solamente sacerdoti, mentre i seminaristi anglicani potranno portare a termine il loro percorso di formazione entrando nell’ordine sacro dopo attenta valutazione. Si sottolinea infine che la stessa liturgia anglicana potrà “conservare elementi dello specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano”. I preti anglicani sposati che entreranno a far parte della Chiesa Cattolica saranno equiparati ai sacerdoti cattolici di rito orientale. Nulla cambia per i sacerdoti di rito romano. La pratica del celibato non è “lex divina”, ma “lex ecclesiae”. Nella Chiesa Romana il celibato fu reso obbligatorio nel 386 e tale rimane, per meglio servire la chiesa e i fratelli. Non si può immaginare un S. Antonio o un Padre Pio sposati con i figli. A tutti però è dato di servire il corpo mistico di Cristo secondo i propri talenti, a cominciare dai laici ai quali la “Lumen Gentium” riconosce che in virtù del battesimo, ogni cristiano “ha il dono regale, profetico e sacerdotale”. Il Concilio Vaticano ha stabilito al servizio della chiesa ciascuno è convocato con i propri doni e carismi. Però, alcuni laici/che anche sposati sono chiamati, dopo particolari corsi di studi, a dare un apporto particolare come diaconi, Lettori, accoliti, ministri straordinari dell’eucaristia, docenti di religione. Ora si attendono notizie ufficiali e approfondimenti di Benedetto XVI. A nessuno può sfuggire che la storia italiana e quella europea ha una comune identità nata dall’incontro creativo tra la tradizione del mondo classico e il Vangelo.
Il processo di secolarizzazione attentando all’unità della Fede, ha provocato il festival delle fratture, cioè la contrapposizione tra Vangelo e Chiesa, Cristo Storico e Cristo della fede, tra storia e dogma, tra autorità e libertinaggio, tra fede e ragione, verità e coscienza. Nel contesto dell’attuale crocevia dell’umanità, le presenze degli ultimi Pontefici romani da Paolo VI a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono stati tra i più decisivi che hanno abbattuto i muri dell’odio (Berlino) e delle reciproche diffidenze con i fratelli separati aprendo la strada ad una nuova Pentecoste per far argine all’ateismo invadente e al materialismo scristianizzante.
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