mercoledì 20 marzo 2013


                            
Va…Francesco
RIPARA LA MIA CASA

di Gilberto Regolo
(Francescano Secolare )

IL 13 marzo nell’anno di grazia 2013, mentre il sole tramonta sul cielo di Roma, ecco la bianca fumata che annuncia Urbi et Orbi la scelta del 166° Pontefice di Santa Romana chiesa nella persona di Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco, osando per la prima volta il nome di quel giovane menestrello della piccola Assisi, che in pieno medioevo diventa follemente innamorato di Gesù, turbando i sogni del ricco Bernardone con quelli di Papa Innocenzo III  seduto come un re sulla cattedra di Pietro. Dopo circa ottocento anni, lo spirito del poverello d’Assisi riesplode come un uragano d’amore dalla viscere di Dio per risvegliare la chiesa e il mondo contemporaneo. Un mondo specie occidentale coinvolto da una grave crisi morale e soggiogato dal Bue di Apis di biblica memoria. Il nuovo Pontefice d’origine italiana venuto dalla lontana Argentina è come un messaggero di Speranza, di pace e di resurrezione. Di fronte ai milioni di spettatori sparsi nei cinque continenti, il suo primo contatto dal balcone di S. Pietro, è rivolto al popolo di Roma, per indicare un comune cammino tra chiesa e popolo di Dio, invocando dai  fedeli la preghiera  al Padre Nostro per il suo nuovo ministero.
Il suo programma si rivela semplice come quello di Francesco: 1) Amare La Croce per amare Cristo 2) Amare… dove “l’Amore non è amato” 3) Amare il creato compromesso dall’avidità degli uomini, chiamando fratelli e sorelle, il Sole, le stelle, la luna e l’ acqua pura come recita il “Cantico” delle creature. Dai primi passi in S. Pietro egli  ignora le carte della burocrazia, si reca per pagare l’albergo che lo aveva ospitato nei giorni del Conclave, rifiutando ogni scorta per la sua incolumità. La sua semplicità sconvolge tutti; non si serve di auto, preferisce camminare tra la gente usando trasporti pubblici, così come ha fatto  da Cardinale nel grande caos di una città di otto milioni di residenti a Buonos Aires, in quei luoghi malsani di periferia dove lo si vedeva spesso assistere i malati di aids e i poveri delle favelas. Nell’Omelia della prima Messa celebrata nella Cappella Sistina, si rivolge ai Vescovi chiamandoli non più reverendissimi ma fratelli, per abbracciare la collegialità delle decisioni della Curia Romana così tanto discussa, ascoltando tutte le voci anche quelle contrarie. S’inugura così una nuova Chiesa rinnovata capace di aprire le porte a Cristo, ai poveri e ai sofferenti, valorizzando al meglio il ruolo dei laici specie con il sacerdozio comune, così come annunciato nella Lumen gentium del Vaticano II. Anche le donne devono avere un ruolo di primo piano fino agli alti livelli amministrativi e caritativi; ma, non si tratta di concedergli il sacerdozio, perché Maria la Donna è Madre di Gesù, con un ruolo ben più nobile come quello di essere protettrice degli Apostoli.
Il programma della prima settimana è fitto di significativi incontri: la visita alla Madonna di S. Maria Maggiore, l’incontro con seimila giornalisti dei cinque continenti, la Messa nella  cappella di S. Anna, la prima recita dell’ Angelus, la festa dell’intronazione in piazza S. Pietro nel giorno di S. Giuseppe , alla presenza di 1 milione di fedeli, di 132 nazioni con i rappresentanti di tutte le religioni mondiali, dai fratelli ortodossi ai musulmani ed ebrei, in nome dell’ecumenismo. Un ritmo di vita pulsante d’amore, preludio di un fecondo pontificato nel mondo che parte dal cuore di Roma.
Sono  tanti a chiedersi perché un Gesuita seguace di S. Ignazio di Loyiola, che per la prima volta viene proclamato successore di Pietro, si sente attratto dallo spirito del serafico Francesco. In questo interrogativo c’è già la risposta dello Spirito Santo che nonostante i rinnegamenti di Pietro e le persecuzioni ai cristiani da parte di Paolo da Tarso, guida da secoli la barca di Pietro. La povertà evangelica, l’amore verso Dio e il prossimo, la rinuncia ad ogni forma di potere sono particolarmente presenti tra i Gesuiti e in quella di Francesco che rinunciò persino al sacerdozio rimanendo umile frate. I Santi superano gli steccati quando più si avvicinano a Cristo povero e crocifisso. L’ansia del potere, del successo, della spettacolarizzazione che coinvolse la chiesa e la politica dei tempi di Francesco, è per molti versi paragonabile alla grave crisi morale, politica e religiosa in cui versa oggi l’intero occidente e la curia romana con la stessa chiesa particolare, minacciate oggi dall’ateismo, dal relativismo, dal materialismo e dal carrierismo. Di qui l’intervento personale di Dio capace di scrivere dritto sulle righe storte degli uomini. La presenza di Bergoglio che viene pescato “dalla fine del mondo” è il nuovo Segno dei Tempi. Non a caso Papa Benedetto XVI  si fa da parte non per rifiutare la Croce, ma per spianare la strada sulle spalle più robuste del suo successore. Del resto Gesù il Nazareno, fu il primo ad essere aiutato per portare la croce sul Golgota. Qui le  parti s’invertono: nel conclave del 2005, il Vescovo di Buenos Aires tra i più suffragati, lascia la croce a Benedetto XVI; dopo otto anni, è Benedetto che lascia la croce a Francesco I° : una staffetta per giungere insieme al traguardo di Dio!
      

Li. 19  marzo 2013