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Nell’epoca del Web, della profanazione e del relativismo etico
FRANCESCO…VA’
A Foggia nella Chiesa di S. Antonio da Padova, condotta con spirito evangelico dai padri Luigi, Miki e Paolino, il 9 maggio u.s, alla presenza del molto Rev. Ministro Provinciale frà Piero Carfagna, di 50 Padri e frati minori conventuali della Provincia di S. Michele di Puglia e Molise e di centinaia di fedeli, nella solenne cornice della celebrazione eucaristica, si è svolta, la Professione Perpetua dei voti di povertà, obbedienza e castità di tre giovanissimi frati: Francesco Maria D’Aloia, Antonio Leone Narici, Amedeo Francesco Ricco. Sotto la spiovente copertura del tempio francescano a forma di tenda, tra preghiere e canti di gioia, si è ripetuto così il secolare Appello della professione di fede pronunciato da Francesco e Chiara d’Assisi, rivolto ai nuovi probandi dal Ministro Provinciale: fratelli, che cosa chiedete a Dio e alla Santa Chiesa ?...la risposta degli aspiranti non si è fatta attendere: chiediamo di seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo per professare fino alla morte la vita e la regola dei Frati Minori con la professione perpetua di perfetta castità, obbedienza e povertà a favore dei poveri, dei malati,dei perseguitati, delle vittime innocenti…e dei tanti smarriti di cuore che popolano le strade della nostra diocesi e del mondo.
La domanda sorge spontanea: è concepibile che nell’epoca della cibernetica, del web, del consumismo, della religione fai da te, del sesso sfrenato, delle escort, del gioco allo stupro, dell’aborto usa e getta, dei figli in provetta, del divorzio facile, della famiglia trasformata in una società ad irresponsabilità illimitata, della corsa alla politica come all’albero della cuccagna, sopravvivano uomini e donne che giurano di rispettare la castità, l’obbedienza e la carità? Inganno o perenne miracolo d’Amore di un Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, non per giudicare ma per salvare? La risposta a questi perenni interrogativi, puntualizzati dal Ministro provinciale nel corso della sua dotta omelia, non si è fatta attendere. Questi tre giovani come la schiera di coloro che li hanno preceduti, egli ha detto, sono perfettamente sani e consapevoli della missione cui sono stati chiamati. Non per questo, la famiglia francescana formata dai tre ordini, dopo otto secoli di storia annovera tra le sue fila schiere di santi e beati/e laici, presbiteri e clarisse come Francesco, Chiara, Antonio, Bonaventura da Bagnoregio, Elisabetta d’ Ungheria, Duns Scoto, Margherita da Cortona, Francesco Fasani di Lucera, Giacomo da Bitetto, Pio da Pietrelcina. Ad imitazione del Cristo di Nazareth, terribilmente trafitto sulla croce, le stimmate di Padre Pio sono come la fotocopia di quelle di Francesco. Per tutti costoro, prediletti da Dio, la castità, l’obbedienza e la carità sono la traduzione pratica del Vangelo ad glossa per entrare nel Regno di Dio, secondo i rispettivi talenti. La castità è una beatitudine riservata ai puri di cuore (Mt.5,8,19,12)-(Salmo 45,15) e Mt.5,8,11 (…si sono fatti eunuchi in vista del regno dei cieli). L’obbedienza è dovuta a Dio e alla Chiesa (Gen.17,9,23)-(Mt. 15.3)- (2Mc, 7,30). La Carità è l’Amore traboccante di Dio verso gli uomini e degli uomini verso Dio che si realizza con le opere verso i fratelli bisognevoli (Gen.13,8) e verso i nemici (Mt.5,44) (che…merito avete se amate solo quelli che vi amano?) e (Lc.6,27,35) (…Amate i vostri nemici, pregate per i vostri calunniatori, grande sarà la vostra ricompensa)
Con questi fulgidi esempi che la Chiesa Apostolica ci dona da duemila anni, ci sono tutte le buone ragioni per credere che Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unigenito figlio sulla terra e Francesco, l’Alter Christus, celebra il matrimonio con Madonna povertà, dichiarandosi ufficialmente non figlio di Bernardone ma “Figlio del Padre celeste”(Mt 10,32,33). La sua povertà non è disprezzo delle cose create né esaltazione della miseria che uccide tuttora milioni di persone. La figura del Santo non può essere neppure confusa come un rivoluzionario alla Che Guevara, o di certi oscuri profeti della teologia della liberazione del sud America, bocciata da Paolo VI con il suo Successore e condannata definitivamente da Benedetto XVI il 13 ottobre 2006 come “ teoria erronea e perniciosa, per aver eletto i poveri a luogo teologico, al posto della fede apostolica trasmessa dalla chiesa a tutti i popoli della terra.”. La povertà di Francesco si sposa con la carità cioè con l’Amore infinito di Cristo per tutte le sue creature, senza distinzione o odio di classe. Egli contempla in un unico afflato d’amore, il mistero dell’Incarnazione, il mistero della creazione e quello della povertà. Francesco legge la bellezza del mondo come una pagina della Bibbia per riconciliare l’uomo con se stesso e con il creato. Il Celano scrive che Egli penetrava il segreto delle creature vedendo in ogni agnello l’Agnello di Dio; e nel verme che lui evitava di schiacciare vedeva il “Cristo della Croce definito dal profeta appunto un Verme.
Non a caso, i cantori con tutta l’assemblea dei fedeli verso la fine della Messa, dopo il Cantico delle Creature, hanno intonato Dove c’è carità c’è amore, Un evento quello odierno, trascurato dai mass media della città di Foggia ad eccezione di questo quotidiano che ha riportato con dovizia di particolari un servizio completo della precedente manifestazione di fede, organizzata dalla Parrocchia di S. Antonio nella Tenda francescana svoltasi dal 5 al 9 ottobre 2010.