mercoledì 3 febbraio 2010

SANT’AGOSTINO TV ICONA DEL NOSTRO TEMPO


Domenica 3O gennaio e lunedì 1 febbraio 2010 Rai 1 ha fatto conoscere al grosso pubblico la fiction di S. Agostino messa in onda della Lux Vide di Ettore Bernabei, con la regia di Christian Duguay, molto apprezzata in anteprima da Benedetto XVI.

La figura del Santo, magistralmente interpretata da Alessandro Preziosi nel ruolo del giovane di Tagaste e Franco Neri nei panni dell’età avanzata di Agostino, può essere considerata un’icona del nostro tempo; un uomo che ha vissuto il relativismo, il materialismo e il manicheismo confuso della sua epoca molto simile alla nostra. Nato a Tagaste (Algeria) da una madre cattolica, la famosa S.Monica, si formò negli studi delle scuole classiche, vivendo gli anni della decadenza dell’Impero Romano (354-430), tra i tumulti delle invasioni “barbariche” dei Vandali di Genserico e schiere di affamati del sud e dal nord del mondo, come gli odierni nostri extracomunitari. Vivrà egli, tra ansia e disagio per la profonda crisi morale ed economica dopo gli splendori dorati della Roma pagana che lo porterà ad essere uno sbandato. Dopo una travolgente relazione amorosa con una giovane compagna sarà padre giovanissimo del figlio Adeodato (dono di Dio). Se si vuole allargare la conoscenza di questa grande pensatore, filosofo, teologo e scrittore, accorre andare al di là della fiction fermando l’attenzione sulla conoscenza di alcune sue opere che lo hanno reso famoso nel mondo. Tra la sua vita e le opere c’è una commistione tra questi due ambiti: a) peccato e santità (Le Confessioni e De Trinitate); b) Città dell’uomo e città di Dio (De Civitate Dei)-

Nelle “Mie Confessioni”, Agostino ha voluto trasmetterci tutta la nudità della sua anima peccatrice, manifestando il suo vecchio e nuovo io. Egli, dinanzi a Dio, confessa pubblicamente tutti i suoi errori, le deviazioni, i suoi idoli sbagliati; allo stesso modo come farebbero le migliaia di giovani sbandati di oggi, se toccati dalla Grazia, decidono di abbracciare Dio. La vita peccaminosa e lasciva di Agostino ci ricorda che “Cristo, l’AntiAdamo non è venuto per giudicare ma per salvare l’uomo dal peccato originale, riscattandolo con il Suo sangue. Aurelio Agostino ci racconta i primi istinti infantili quando per nutrirsi cercava la mammella della mamma tra la gioia e il pianto delle noie della sua carne ancor tenera. Un ragazzo capriccioso a volte prepotente e disobbediente persino a scuola (bullismo ante litteram ?) che faceva faticare non poco quella santa Monica di sua madre ben interpretata da Monica Guerritore. E il suo travaglio si accentuerà dopo i 16 anni, quando, favorito dall’ambiente libertino come quello dei nostri giorni., si porterà verso una vita senza più regole in una continua insaziabile ricerca di sensazioni peccaminose non escluso una rapina a danno di un povero. Da giovane, sfruttando le sue grandi capacità oratorie diventerà avvocato fino a confessare di essersi pentito di aver fatto assolvere un volgare assassino. Un esempio non molto seguito dai nostri giuristi. Se nei primi nove capitoli confessa tutte le sue colpe, nel decimo ci racconta non più il passato peccaminoso ma la sua sublime conversione che avverrà per Grazia di Dio ed intercessione della Madre con un scontro-incontro provvidenziale con S. Ambrogio, prima a Roma presso la Corte di Giustina Imperatrice, poi a Milano sempre con il Vescovo che lo battezzerà nel 387, dopo uno scontro degenerato in violenza tra Valentiniano e la Chiesa di Milano. In proposto così egli scrive: “ Voglio ricordare la superata mia cattiveria e le carnali correzioni dell’anima mia, non perché io le ami, ma affinché io ami te, mio Dio”. Qui si coglie la contraddizione tra peccato e santità, tra l’istinto della dissipazione e la forza della conversione che ci proviene dalla Grazia divina. Sulla scia dello spiritualismo platonico egli afferma che la Verità risiede nell’interiorità dell’uomo attraverso l’illuminazione. Una volta convertito, Agostino è ormai in grado di raggiungere i gradini più alti della fede e della sapienza; prima come Sacerdote poi, a furor di popolo, proclamato Vescovo di Ippona.(Algeria) “Grazia indebita di un Dio Padre e redentore così da sottrarre l’uomo dal peccato alla salvezza” Il Suo ravvedimento si eguaglia al nostro se si passa dalla ratio inferior alla ratio Superior intesa come contemplazione delle verità eterne ed immutabili. (Crede ut intelligas, intellege ut credas)

Quanto al secondo punto (ben sceneggiato nella seconda puntata della fiction) il Santo allarga la sua ispirata visione scrivendo, sulla base della sua tragica esperienza l’assedio dei Visigoti ad Ippona, “Il De civitate Dei” per mettere a confronto le due città: quella dell’uomo e quella eterna di Dio. Anche qui l’uomo, ieri come oggi, è chiamato a superare le antinomie tra Cielo e terra, tra le cose effimere e passeggere di quaggiù, con le cose eterne di lassù.

A chi dobbiamo credere a Dio o a Valentiniano ? E Agostino da oratore di Corte imperiale sceglie di essere “vox ecclesiae” per il trionfo di Dio. La sua Visione della storia che implica ineluttabilmente il Potere, è data da una concezione metafisica della società e del suo svolgersi. Tale svolgimento è caratterizzato dall’eterna lotta tra il bene ed il male, tra la città carnale imperniata sull’egoismo, sull’avidità del potere e la corruzione, e la Città ultraterrena imperniata sull’Amore di Dio-Padre. Alla Città di Dio appartengono i santi/e, beati/e, i costruttori di pace e chi obbedisce alle leggi di Mosè. Di contro fanno parte della “città degli Idoli”, gli apostoli dell’odio, del terrorismo, della violenza, delle guerre, di chi ama il potere e non il servizio, di chi si arricchisce indebitamente del denaro pubblico, dei fautori delle sette, dei maghi e cartomanti, dei pedofili, dei coltivatori e spacciatori di ogni tipo di droga, di chi enfatizza o ignora il trauma dell’aborto, dell’eutanasia, dello stupro. Il senso della storia è dato dal trionfo della “Civitas Dei” quando alla fine le due città saranno realmente sottoposte al Giudizio Universale.

Questo messaggio agostiniano è mai come ora vivo e attuale. S. Agostino è una Icona del nostro tempo, esempio per tutti gli smarriti di cuore coinvolti come siamo da mille idoli, da mille scandali, da mille contraddizioni. In ogni epoca c’è progresso quando cresce l’amore, l’onestà, la solidarietà. C’è regresso quando trionfa l’egoismo, la violenza, la corruzione, la sopraffazione e la menzogna. S. Agostino ci dice: “Se non vi amate perirete- L’amore è l’anima e l’anima non Muore”